Tuesday, November 13, 2007

Herzog "La conquista dell'inutile"

Come la folle rabbia di un cane, che si ostina ad azzannare la zampa di un capriolo ormai morto e insieme a scuotere e a tirare con forza la selvaggina abbattuta, al punto che il cacciatore rinuncia ad ogni tentativo di calmarlo, una visione si era radicata dentro di me: l'immagine di un grande battello a vapore su una montagna - la barca che si trascina tra i fumi grazie alla stessa forza, risalendo un ripido pendio nel cuore della giungla e, in mezzo a una natura che annienta senza distinzione i deboli e i forti, la voce di Caruso, che riduce al silenzio il dolore e il clamore degli animali nella foresta amazzonica e smorza il canto degli uccelli.

(...) Laplace dice di voler appiattire il dislivello finché non rimarrà soltanto una pendenza del dodici per cento, cosa che però gli darebbe l'aspetto della lingua di terra di un istmo. Io gli ho detto che non avrei accettato perché in quel modo sarebbe andata persa la metafora centrale del film. Metafora di che, mi ha chiesto lui. Gli ho detto che non lo sapevo, che era soltanto una grande metafora. Forse si tratta semplicemente di un'immagine che sonnecchia dentro ciascuno di noi e io sono soltanto colui che la mette in contatto con un fratello che non ha ancora conosciuto.

(...) Kinski ha visto il terreno e ha annunciato che quello che avevo in mente era assolutamente impossibile. Impensabile. Dettato dalla follia. Lui sta diventando l'epicentro dello scoraggiamento. Osservando meglio, mi è parso chiaro che non c'è più nessuno dalla mia parte, nanche uno, nessuno, non uno, non una singola persona. In mezzo a centinaia di comparse indios, decine di tagliaboschi, barcaioli, personale per la cucina, troupe tecnica e attori, la solitudine come un gigantesco animale furioso mi respinge. Ma io ho visto qualcosa che gli altri non hanno visto.

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